Stavo
leggendo per l'ennesima volta il vs post relativo al Tao (clicca sul link per accedere al post), ne sentivo
l'esigenza, e mentre leggevo riemergeva nuovamente in me la solita
sensazione che si manifesta nel momento in cui mi confronto con i paradigmi
espressi in articoli simili.
Niente di grave per carità, solo una resistenza interiore, una difficoltà a far coincidere le idee espresse con il mio pensiero (abituale?), però a mio parere non esiste nulla di più antipatico che sentirsi attratti dalle idee e non poterle poi comprendere appieno... :)
Niente di grave per carità, solo una resistenza interiore, una difficoltà a far coincidere le idee espresse con il mio pensiero (abituale?), però a mio parere non esiste nulla di più antipatico che sentirsi attratti dalle idee e non poterle poi comprendere appieno... :)
Le mie perplessità sono emerse
soprattutto quando sono arrivato a questa parte del post che cito
testualmente: "L’assenza di desiderio è una condizione in cui si desidera perdere la
capacità di desiderare per raggiungere uno stato di vuoto interiore.
Questo stato rende possibile la capacità di accogliere ciò che accade
nella vita senza paura, senza idee preconcette, senza sovra-meccanismi
mentali che impediscono l’intuizione spontanea dell’organo
cuore/cervello, anche solo per rispondere con un grazie, anziché un
grugnito, di fronte alla tazzina di caffè preparata in un bar."
È
evidente che da quanto scritto è un passo arrivare a pensare che il
Taoista, e comunque non solo lui, vive certamente nel famigerato qui-e-ora. Cioè dimentico del passato, non preoccupato del futuro e che accoglie il presente,
l'unico momento perfetto e inevitabile così e come è. Se piove che pioggia sia, se fa caldo ci si adatta. E Lui sempre proteso a
comprendere le forze in gioco in quel preciso momento per agire (o
non-agire) di conseguenza. Da questo punto di vista sembra che il
Desiderio, ossia quel qualcosa di interno che ci spinge oltre, è quasi
bandito o come se non avesse un posto.
In
proposito vorrei citare una interessante spiegazione di desiderio
secondo un oratore moderno che ne da un'affascinante
etimologia: desiderio deriva dal latino de-siderae e la sua etimologia trova la radice nella
comune abitudine degli antichi di tener conto e praticare
l'Astrologia. De-siderae significa taglia via le stelle, ossia guarda le stelle e vai oltre. In questo caso guardare le stelle
si riferisce al tener conto del tema natale e dell'oroscopo.
De-siderae è il contrario di con-siderae, in questo caso infatti si guarda le stelle - oroscopo - e ci si adegua, lo si accetta, lo si accoglie.
De-siderae è il contrario di con-siderae, in questo caso infatti si guarda le stelle - oroscopo - e ci si adegua, lo si accetta, lo si accoglie.
Da
questa definizione mi pare emergano due paradigmi evidenti che rappresentano i due mondi e le due differenti visioni. Occidentale e
orientale e quindi due differenti figure di uomo: colui che desidera, e che per
estensione osserva la sua condizione per seguire una spinta interiore che lo spinge ad andare "oltre" la stessa; e l'uomo che considera, cioè colui che osserva
la sua condizione, l'accoglie, l'accetta e la penetra riconoscendola
come parte di un momento perfetto.
E' lecito quindi affermare che il Taoista non desiderando, considera in contrapposizione al cosiddetto"uomo di successo". Mito occidentale (o meglio forse dovremmo dire contagiosamente americano) che fa del "desiderio ardente" il suo punto di partenza e che, per citare uno dei suoi più autorevoli rappresentanti, è indefessamente votato a "Studiare, riflettere, pianificare per rendere il pianeta un posto migliore in cui vivere".
Se accettata questa riflessione, allora è lecito pensare che per il taoista l'idea di "pianificare delle mete", avere una "visione di vita" e/o "degli obiettivi" siano idee quanto più lontane dal proprio modo di vedere e operare? E in merito la filosofia Yi cosa ci dice?
E' lecito quindi affermare che il Taoista non desiderando, considera in contrapposizione al cosiddetto"uomo di successo". Mito occidentale (o meglio forse dovremmo dire contagiosamente americano) che fa del "desiderio ardente" il suo punto di partenza e che, per citare uno dei suoi più autorevoli rappresentanti, è indefessamente votato a "Studiare, riflettere, pianificare per rendere il pianeta un posto migliore in cui vivere".
Se accettata questa riflessione, allora è lecito pensare che per il taoista l'idea di "pianificare delle mete", avere una "visione di vita" e/o "degli obiettivi" siano idee quanto più lontane dal proprio modo di vedere e operare? E in merito la filosofia Yi cosa ci dice?
E se non è stato il
"desiderio" e una "efficace pianificazione" cosa ha permesso allora al popolo cinese, culla del taoismo, di diventare cio che è stato
e ciò che sta tornando a essere??
Grazie Lb.
Buonasera Lb!
Grazie Lb.
Buonasera Lb!
Grazie per averci scritto questo interessante e ben articolato intervento che ci permette di approfondire temi alquanto interessanti e che da sempre innescano dibattiti e confronti prolifici. Sia sul piano filosofico, che politico-sociale.
In Yi la figura centrale di riferimento è il Nobile.
Il Nobile è l'Uomo che giunge alla realizzazione nel mondo, l'uomo di lucida coscienza che sa come utilizzare il potere della materia dirigendo il pensiero verso il movimento/mutamento comune. E' cioè un cardine del flusso costante di Yin e Yang.
Questa figura è identificata nel 7.2 e nell'I Ching è descritta da due punti di vista. Quello confuciano, il rispetto dell'ordine gerarchico e della tradizione, e quello più propriamente appartenente a Yi, cioè l'immagine di colui che non permette al proprio senso etico di impedirgli di fare ciò che è giusto. Questo tipo d'uomo ubbidisce alla regola enunciata nel sistema complesso I Ching e che è identificabile nel TAO (clicca sul link per approfondire).
Dobbiamo però sottolineare che il Taoista praticante non è un religioso.
La religione Taoista non esiste perchè non esiste un dio da venerare e con cui identificarsi come movimento religioso istituzionale. Tranne appunto un'unica cosa: la Grande Regola - il Tao.
Il Taoismo è più propriamente un orientamento di vita, un atteggiamento interiore, uno stile, che già da solo è più che sufficiente ad identificare un praticante come tale. Un Taoista è infatti mezzo dell'espressione del Tao e ogni sua azione è finalizzata e mirata a questo. Quindi un Taoista in realtà desidera, pianica e visualizza gli obiettivi come ogni essere umano, solo che questi obiettivi non sono normalmente compresi e quindi condivisi dalla massa.
Come è stato sottolineato da Lb, anche la visione occidentale dell'uomo di successo è dominato dal desiderio ardente e il Taoista, come l'occidentale, mette in pratica tutte le strategie possibili per ottenere ciò che desidera.
Ma se l'occidentale self made man "Studia, riflette, pianifica per rendere il pianeta un posto migliore in cui vivere", un Taoista invece "Studia, riflette, pianifica per rendere sè stesso un posto migliore in cui vivere".
Un Taoista è perciò interessato a ciò che si manifesta dentro per poi riflettersi sul fuori, piuttosto che il contrario.
L'essere umano è normalmente orientato su 3 inossidabili capisaldi collettivi - sesso, denaro e potere - e per ottenerli è spesso disposto a qualunque cosa.
Anche e soprattutto snaturare sè stesso indossando parecchie maschere dietro cui nascondersi.
Certo questi tre vantaggi sono anche tre stati legittimi dell'uomo:
1 - La volontà di vivere una sessualità sana e appagante, o quantomeno l'istinto riproduttivo.
Ed esempi di sessualità esasperata, come mezzo placebo o manifestazione di potere, non ci sono di certo risparmiati dalla storia umana.
2 - Stare bene con il proprio corpo e la mente.
Parola oggi abusata al ridicolo è benessere. Il denaro ne è il simbolo e la conditio sine qua non per poter "stare bene". Considerare il denaro come unica condizione di benessere e metterlo su un piedistallo, tendenza eterna, ha avuto la sua sublimazione nell'era capitalista.
3 - Il desiderio di essere amati e rispettati.
La mancanza di rispetto è sempre interpretata come mancanza d'amore e questo causa il risentimento che nasce dalla mancanza di potere. Potere di controllo sul dolore (fisico e spirituale) e la paura della morte sua diretta conseguenza. Sono quindi moltissime le strategie messe in atto da ogni essere umano, inclusi i sottoscritti, per evitare di soffrire e contemporaneamente dominare ciò che ci spaventa tanto. L'ignoto.
Affrontare sè stessi è l'ignoto, e certamente è il dolore più potente e frustrante che ci sia. Ogni senso di scacco, ogni smascheramento è sconcertante e ogni sconcerto è dolore. Per farvi fronte l'uomo utilizza diverse tecniche anestetiche, di cui la più subdola è l'omologazione al desiderio sociale collettivo (clicca sul link per accedere al video).
Il famigerato Qui e Ora, ovvero il Wu Wei (clicca sul link per approfondire) non è propriamente vivere dimentichi del passato e incuranti della pioggia che cade, ma più esattamente comprendere in quale parte del ciclo (clicca sul link per approfondire) si sia inseriti (quindi ricordare bene il passato come lezione di vita assimilata) e poi agire di conseguenza. Soprattutto ripararsi in un posto caldo se è inverno e cade la neve. Il succo è che non si cerca di impedire che la neve cada se è inverno e deve cadere, semplicemente si prevede prima un riparo aderendo così alle regole del ciclo.
Utilizza cioè il principio del Rasoio Occam: "Tale principio, ritenuto alla base del pensiero scientifico moderno[1], nella sua forma più immediata suggerisce l'inutilità di formulare più ipotesi di quelle che siano strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno quando quelle iniziali siano sufficienti." cit. Wikipedia (clicca sul link per accedere).
Il Taoista (come lo gnostico di stampo occidentale) affronta la qualità dei propri desideri e da essi impara a distinguere la realtà di sè stesso, da ciò che crede d'essere. Desidera ardentemente conoscere l'essenza della propria natura, perchè solo così comprenderà da dove arriva la vita stessa. (Uomo conosci te stesso e conoscerai gli dei e il mondo. Ermete)
Ha cioè un concetto diverso di potere e sua espletazione.
Un Taoista è teso con tutto il corpo e la mente ad indagare il disegno logico universale (che la Grande Regola muta e dispiega quotidianamente), per inserirsi nel suo espandersi entropico. Colui che riesce a mantenersi nel flusso del mutamento farà parte del disegno e in realtà avrà tutto ciò che desidera. Anche il superfluo. Se davvero lo vorrà.
Un Taoista vive il qui e ora e fa ciò che vuole perchè nessuno può impedirglielo. Ha il potere e lo utilizza.
Un Taoista è consapevole d'essere una manifestazione della Grande Regola - il Tao e il Tao, molto modestamente parlando, se ne frega altamente della Mercedes, del Rolex e persino delle scarpe Louboutin. Semplicemente se serviranno (cioè saranno inserite in un contesto sincronico di risonanza), le avrà se così preferisce.
Per rispondere invece all'ultima parte della domanda, possiamo solo esprimerci così: non tutti i Taoisti sono cinesi, così come non tutti i cinesi sono Taoisti. ;)
Vi ricordiamo che nella barra superiore di navigazione nella sezione “Chi Siamo” (clicca sul link per approfondire) trovate le indicazioni utili per usufruire del blog; nella sezione “Articoli I Ching” (clicca sul link per approfondire) i temi culturali e tecnici legati alla disciplina di Yi; nella sezione “Incontri con I Ching” (clicca sul link per approfondire) le indicazioni sugli interventi culturali pubblici e i gruppi di lavoro; nella sezione “Biblioteca” (clicca sul link per approfondire) i percorsi di lettura e cinematografia consigliati. Buona ricerca! :)
Ciao,
RispondiEliminaho ottenuto la linea 7.2 > 2 in merito ad un consiglio per il mio momento attuale.
Una disciplina oserei dire quasi ferrea.
Può riferirsi anche a non farmi invadere da pensieri negativi?
Grazie
M.
Ne abbiamo preso nota. Ciao! :)
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