domenica 7 ottobre 2012

Analogico vs Digitale

Ma allora Google che cosa sta facendo con le sue ricerche sugli schemi di processori?

A quello che dicono, e sembra, sono schemi necessari a creare un'intelligenza artificiale analogica.

Analogica come il cervello umano.

Il cervello umano non utilizza uno standard pre-formulato per costruire il pensiero. Non è una serie di algoritmi immodificabili e consequenziali. Cio che è conseguente per un cervello umano e che permette il passaggio, la concatenazione, fra un pensiero e l'altro, non è assolutamente schematico.

Il cervello umano dispone le informazioni necessarie al funzionamento delle attività nelle aree prestabilite (ad esempio la corteccia visiva è nella posizione posteriore della scatola cranica), ma quando gli schemi cerebrali che creano il pensiero si attivano, ecco che milioni e milioni di neuroni dislocati ovunque si connettono istantaneamente e, man mano che il pensiero procede, si disconnettono creando un mutamento dello schema, come se il pensiero letteralmente vagasse (in forma di scariche elettriche e cluster a lunga e media memoria) nella scatola cranica.

Per una macchina questo processo è impensabile perchè, essendo basata sulla concatenazione di on e off, 0 e 1, è costretta a creare uno percorso preciso per ogni oggetto che deve distinguere, un'informazione pre-scritta che ne determini il contenuto. Ad esempio per distinguere una mela gialla da una mela rossa, che sono sempre una mela ma di due qualità diverse, una macchina deve sapere come è raffigurata quella specifica mela altrimenti, senza parametri precisi di riferimento, non è nemmeno in grado di identificarla come una mela. Per un cervello umano, una volta capito cos'è una mela, è poi intutivamente ovvio identificarne una anche se ha proporzioni e/o colore differente. Per una macchina una banana non è necessariamente una banana, per un essere umano tutte le banane sono banane.

Se per una macchina è così complicato capire di che banana o mela si stia parlando se non glielo si dice prima, è praticamente paradossale il numero di processori necessari a un computer per formulare un semplice pensiero invece che un processo matematico assodato.

Verissimo, ma quelli di Google hanno avuto un'intuizione geniale: se su grandissimi numeri statistici riusciamo a capire come raggruppare delle categorie che permettano algoritmi veloci da gestire su grosse quantità di dati, il numero dei processori necessari alla creazione di uno schema di pensiero analogico, costruito quindi sull'emulazione di una rete neurale, diventa molto ma molto meno fantascientifico, e possiamo ipotizzare un futuro processo evolutivo. 

Certo il costo sostenuto dai laboratori per distinguere il volto di un gatto con questo sistema è di parecchi miliardi, ma anche il primo computer occupava centinaia di metri quadri e costò una follia. Ed era molto, ma molto meno intelligente e potente del telefonino che usiamo oggi. 

E' solo una questione di tempo.

E mentre FB starnazza il suo miliardo di adepti, Google tace sui suoi numeri, investe milioni e milioni di dollari in questo tipo di ricerche e in borsa viene religiosamente quotata e tutelata. 

Evidentemente l'intuizione avuta da Brin e Page riscuote un grande interesse da parte degli investitori e, visto che si parla di progetti che hanno bisogno di molto più che qualche decina d'anni per essere realizzati in modo operativo, altrettanto evidentemente il gioco vale molto più di quello che viene speso per ottenerlo.

Chissà cosa cercano, chissà che cosa desiderano poter fare.
E chissà perchè.

Voi avete qualche idea?


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