domenica 19 agosto 2012

Le Ali della Farfalla

C'è un noto aforisma "Se una farfalla sbatte le ali a Tokyo, si scatenerà un uragano in Florida" che si sente spesso evocare per creare nessi logici fra situazioni dislocate nel tempo e con risvolti apparentemente connessi.

Questa sentenza è spesso attribuita al solito saggio cinese che utilizzando non-sense, o paradossi più o meno empirici, esprime verità di metafisica grandezza ("Attento ad ogni tua piccola azione perchè non sai cosa provocherà il Qi che genera"). Ma l'origine di questa proporzione ha ben altra patria e valenza.


Attrattore di Lorenz

Quella che vedete qui sopra è l'immagine della farfalla che sbatte le ali. Si chiama Attrattore di Lorenz e si ottiene attraverso un sistema di equazioni differenziali. La sua caratteristica è che la dinamica da cui è estrapolato è di tipo caotico, un comportamento aderente cioè a un sistema complesso.

E' matematicamente dimostrabile che lo scopo ultimo di un sistema complesso sia difficilmente accertabile. La discussione e la comprensione di un sistema complesso richiedono un vocabolario condiviso nei termini, una mutua comprensione degli obiettivi non evidenti, una definizione dei limiti dell'azione creata da regole accettabili e la totale comprensione dell'ambiente in cui si svolge il sistema.

I dati da apprendere sono a loro volta complessi e contengono un tale numero di informazioni implicite e contestuali riguardo il sistema che, una volta assorbiti tutti, la spiegazione si rivelerà come una concatenazione di informazioni disposte in un ordine apparentemente anarchico e casuale.

Un esterno al sistema, proprio a causa di questo tipo di ordinamento delle informazioni, non riuscirà mai a rendersi pienamente conto degli ostacoli o degli obiettivi secondari del sistema stesso, poiché non è in grado di distinguere fra le azioni intraprese per risolvere o evitare un problema, e le azioni intraprese per raggiungere l'obiettivo prefissato. Un esterno al sistema che osservi eventi generati da regole non dichiarate, non è in grado di comprendere l'inizio e la fine di quelle che sembrano azioni incoerenti.
 

Ma sono proprio le equazioni studiate sui modelli caotici dei sistemi complessi che la neuroscienza utilizza per lo studio dei meccanismi neuronali che sono alla base del pensiero umano. Pensiero che è schematizzato in modo così complesso a sua volta, e con tali molteplici proprietà da correlare, da rivelare solo in parte il fitto mistero rappresentato dalla realtà delle funzioni cerebrali.

Fino a un certo punto tutto quello che siamo stati in grado di comprendere e conoscere sulla trasmissione nervosa è stato dedotto da modelli sperimentali che non erano in grado di mantenere la costruzione articolata del sistema, perchè un conto è un neurone che comunica con un altro neurone in una provetta, un altro è capire come faccia uno dei miliardi di neuroni che abbiamo nel nostro cervello ad avere la stessa relazione con un altro neurone, dislocato apparentemente a caso, per connettersi nei cluster che compongono gli schemi neuronali.


Soprattutto perchè mettendo in fila tutti i nostri assoni (la parte che funge da “filo elettrico” nella conduzione del segnale nervoso), si ottiene una lunghezza simile a quella che separa la Terra dalla Luna.

I neurofisici però possono misurare, grazie a simulazioni basate su modelli matematici che tengono conto della teoria del caos e delle dinamiche non lineari che governano la trasmissione nervosa, tutti i diversi parametri per definire un modello di network compatibile con i dati sperimentali ottenuti dalle neuroscienze cognitive e dalla neurofisiologia.

Studiando la corteccia visiva con tecniche di neuro immagine, che
misura il calcio intracellulare con microscopia a due fotoni, è stato evidenziato che al suo interno si crea una sorta di mappa che risponde agli stimoli esterni visualizzando il momento in cui ogni neurone “scarica” il suo potenziale d’azione.

Le aree attivate diventano scure e si può quindi seguire, come in un film, il successivo reclutamento dei neuroni. Se si pone davanti agli occhi del soggetto esaminato una girandola luminosa, la corteccia mostrerà una girandola analoga e scura come in un negativo fotografico. Il cervello mappa e connette lo stimolo visivo in questo modo sia sull’insieme della corteccia visiva, che selezionando le singole colonne di neuroni che ne costituiscono la struttura di base.
 

La dinamica alla base della memoria dell'acqua è applicabile al modo in cui il cervello forma il pensiero. L'elettricità, scaricata dalla corteccia sulla massa cerebrale, raduna gli schemi in cluster che utilizzano lo stesso tipo di dominio di coerenza.

L’attivazione “rotatoria” dei neuroni avviene intorno a un punto fisso, come il centro di una ruota e chiamato pinwheel, in cui i neuroni, rispondendo ai diversi stimoli ricevuti dalla scarica elettrica cerebrale, si attivano in cluster intorno a un certo numero di pinwheels precisi.

Per studiare la formazione di questi cluster è appunto utilizzata l'equazione della Teoria degli Attrattori Instabili definiti da Lorenz.

La farfalla rappresentata qui sopra.

Ma volete sapere la cosa più sorprendente di tutta questa faccenda?

Gli scienziati hanno misurato la densità di questi pinwheels nella corteccia di tutte le specie rappresentate nella scala evolutiva e si sono resi conto che la densità dei pinwheels per colonna e sì diversa, ma mantiene una distribuzione lineare costante.

Calcolando la densità media attraverso tutte le specie della scala evolutiva, il numero che venuto fuori è decisamente molto noto: 3,14.
 

Pi-Greco.

domenica 29 luglio 2012

WEB 3.0

PhotobucketI bambini di oggi vedono una rivista e cercano di usarla come fosse un I-pad. Quando siamo nati noi della redazione di @cieloevento, non tutti avevano la televisione e quando c'era rigorosamente in bianco e nero. Verso la fine degli anni '70 in Lombardia compravamo le Tv a colori e poi ci sintonizzavamo su Capodistria, e la TV Svizzera, per provare l'ebrezza del brivido. La TV di stato iataliana propinava ancora assurde prove tecniche di trasmissione con un'immagine statica, un monoscopio, accompagnata da relativi fruscii e fischi assordanti.

Noi siamo scienza non fantascienza, recitava un famosissimo spot.

Quelli nati negli anni '60 hanno vissuto in una una strana fase di passaggio storico. Ancora bambini abbiamo visto in TV il primo uomo che camminava sulla luna; da ragazzi avevamo le tasche piene di gettoni del telefono per le cabine della SIP; appena adulti abbiamo provato i primi computer, i primi cellulari grossi come cocomeri e Internet, la fantasmagoria più innovativa degli ultimi 10.000.000 anni.

In realtà alcuni di noi videro un televisore LCD in tempi non sospetti, per non parlare dei primi cd video interattivi (erano in realtà dei videogame sofisticatissimi) che erano grandi come 33 giri. Allora si usavano i floppy-disc e quella, agli inizi degli anni '80, era pura fantascienza. Il Philips, l'Atari, l'Intellivision, il Coleco giusto per citarne alcuni.

Arrivarono poi le grandi sale giochi, videogame sempre più raffinati che con pac-man spartivano ben poco e le tecniche di simulazione in grandi scatole, una volta oggetto di sperimentazione NASA, diventate patrimonio comune di ogni parco giochi che si rispetti. Durò per un po', ma nel giro di un decennio le cose mutarono velocemente e fu subito il grande tempo degli sms e della rete.

L'idea di far comunicare differenti computer nacque negli anni '50, ma fu ovviamente necessario attendere lo sviluppo tecnologico dell'interconnessione e delle infrastrutture delle reti di comunicazione, per arrivare al web e al sistema utilizzato dagli smart-phone del 2012.

Non dimentichiamo che la rete nasce come sistema di comunicazione militare. Furono gli Stati Uniti a posare i primi cavi e quando dismisero il sistema perchè subentrarono i satelliti, lasciarono alle università e ai centri di studio la possibilità di accedervi.

Negli anni '90 quindi, la rete era accessibile liberamente solo dai grossi poli universitari e impiegò qualche anno per riuscire a diffondersi. Allora i motori di ricerca non erano avanzati come google oggi e la maggior parte delle informazioni venivano acquisite tramite sottoscrizione volontaria e, senza indirizzo http corretto, molte pagine non erano proprio raggiungibili. Sostanzialmente bisognava sapere dove fossero per poterle trovare, e navigare significava scuriosare nei siti di aziende a caso, la maggior parte americani, solo per capire come funzionassero e a che cosa servissero tutti quei bottoni da premere sullo schermo. Se poi si era proprio bravi a utilizzare il linguaggio HTML, si potevano aprire pagine rudimentali e trionfalmente pubblicare il sudore delle proprie fatiche dopo mesi di lavoro e tentativi falliti.

I primi blog (web-log: loggare, scaricare in rete) erano innovativi. Pubblicare una foto poteva richiedere anche un'ora di lavoro ed erano nati per non perdere i contatti in zone in cui era difficile mantenere le normali comunicazioni. Questi pionieri avevano in dotazione telefoni satellitari grandi come lap-top e utilizzavano il sistema web-log per memorizzare foto, articoli, resoconti e notizie.

Col tempo alcune piattaforme furono in grado di rendere disponibili pagine in cui costruire il proprio (we)blog (letteralmente diario on-line), mentre la malizia del sesso e dell'incontro fugace alimentava ampiamente l'implementazione delle prime chat e la capacità di gestione dei software dell'interazione simultanea fra multipli.

I primi blog erano un casino se ci permettete il francesismo. In Italia solo i più cool riuscivano ad utilizzare egregiamente Splinder (R.I.P. nel 2011), gli altri si barcamenavano come meglio potevano fra tiscali, e piattaforme più o meno instabili, che un giorno erano off-line e l'altro pure. Per non parlare di quando si perdevano i dati e non li ritrovavano più. Il web era quindi prevalentemente statico e con pochissima possibilità di interazione, eccetto la normale navigazione tra le pagine, l'uso delle e-mail e dei primi motori di ricerca.

La connessione simultanea di più utenti, così come la conosciamo oggi, nel 1999 era ancora ben al di là da venire, ma già nel 2003 nei forum e nei commenti iniziarono a ventilare il grande cambiamento che stava arrivando e che si risolse nel 2004 con l'avvento del sistema utilizzato per il Web 2.0.

Web 2.0 è un termine utilizzato per indicare uno stato dell'evoluzione del World Wide Web rispetto a una condizione precedente. Si tende a indicare come Web 2.0 l'insieme di tutte quelle applicazioni online che permettono uno spiccato livello di interazione tra il sito web e l'utente (blog, forum, chat, wiki, flickr, youtube, facebook, myspace, twitter, google+, linkedin, wordpress, foursquare, ecc.) ottenute tipicamente attraverso opportune tecniche di programmazione Web afferenti al paradigma del Web dinamico in contrapposizione al cosiddetto Web statico o Web 1.0. (fonte Wikipedia)

Ovvero è possibile fruire, creare e modificare i contenuti multimediali della rete sia facilmente che velocemente: "La possibilità di accedere a servizi a basso costo in grado di consentire l'editing anche per utenti poco evoluti, rappresenta un importante passo verso un'autentica interazione e condivisione in cui il ruolo dell'utente è centrale." (fonte Wikipedia)
 
Web 3.0 è l'ultima evoluzione possibile per la rete.

Il web 3.0 sarà accessibile utilizzando le connessioni neuronali del cervello.

Il web 3.0 sarà il primo significativo passo verso la tanto agognata immortalità della mente.

Link: Prima pagina WEB 1991 CERN 
Link: Il futuro dell'uomo non è solo nella Scienza
Link: Organismi informaticamente modificati 



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domenica 22 luglio 2012

Realtà

Che cos'è la realtà? La definizione del reale è sempre stata oggetto di nutrite discussioni e forti dubbi. 

Distinguere cosa è reale da ciò che non lo è basa i propri paradigmi su ciò che comunemente si intende per realtà, ovvero ciò che tutti vedono, ascoltano, annusano, toccano e assaggiano. I 5 sensi stabiliscono essenzialmente norme di parametri entro cui riconoscere ciò che è vero, da ciò che non esiste. 

Nella nutrita sezione "ciò che non esiste" gli esseri umani, durante il corso della storia, hanno infilato un mucchio di cose man mano che progredivano nella scienza e dimostravano come aggregare la materia per produrre autonomamente ciò che serve al comfort della specie. 

Hanno quindi decretato regole che per essere oggettive, e perciò riconosciute dall'accademia scientifica collettiva, devono negare con forza e accanimento l'esistenza di tutto quello che è stato infilato nella suddetta categoria. Se mai teoria le dovesse anche solo evocare, è subito bollata come la più eretica e stolta delle idee e come tale derisa.

Certo indubbiamente la fisica studia l'universo visibile, ma è il nostro cervello che vede le cose e per la neuroscienza ciò che il cervello traduce come realtà è più esattamente un parto della fantasia. 

Gli impulsi neurochimici rilasciati dal nostro cervello durante un sogno o un'allucinazione sono gli stessi che girano nel nostro cranio quando sperimentiamo effettivamente quegli eventi. Tecnicamente parlando per il nostro cervello non esiste alcuna differenza fra guardare una mela e immaginarla.

Utilizzando la risonanza magnetica per guardare cosa accade nel cervello di chi inventa una bugia la corteccia prefrontale dorsolaterale, correlata alle funzioni esecutive e al senso di giustizia, si illumina come un albero di natale e alcuni studi hanno dimostrato che i bugiardi migliori hanno un grandissimo vantaggio. I più convincenti occupano i posti di lavoro migliori, hanno molti più amici e i partner più belli.

Usiamo il cervello quando mentiamo, ma usiamo il cervello anche quando ci mentono.

E' possibile che il cervello menta a sè stesso?

La personalità umana è fondamentalmente una collezione di parecchie reti neuronali distinte che corrono nella gelatina acquosa e vischiosa posta fra le nostre orecchie, ma anche la traduzione di tutti gli impulsi ricevuti da quello che vediamo e percepiamo con i sensi accende reti, quindi gli schemi creati dal pensiero, che traducono ciò che è reale da ciò che non lo è, si costruiscono connettendosi e/o sovrapponendosi a quegli schemi che si comportano come assembramenti a lunga memoria. 

La capacità di pensiero e speculazione soggettiva perciò, sono condizionati dalle preesistenti reti ed è quindi il condizionamento comune a definire la realtà comune.

Ma la realtà reale è davvero quello che crediamo, oppure è un tutt'altro che noi traduciamo solo come possiamo, o come siamo indotti a credere, piuttosto che per ciò che è?

Nel 2012 le molte conferme aumentano i dubbi.

E molto di ciò che ancora risiede nella categoria "ciò che non esiste" sembra sorridere beffardo.


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sabato 14 luglio 2012

Oriente e Occidente: Etica e Morale

In occidente etica e morale hanno la stessa valenza, lo stesso significato, ma in oriente la parola etica non coincide nemmeno lontanamente al concetto che la morale di origine occidentale spera di instillare.

L’etica orientale, dettata dal Tao e dal suo movimento, sono atti che rispondono a un’azione determinata dall’ambiente di cui l’uomo è vettore.

Vettore cosciente e senziente, capace di mettere da parte i propri egoismi personali perché in grado di distinguere fra un’azione centripeta e un’azione centrifuga. Non considerando sé stessi e le proprie necessità il centro dell’esistenza e delle priorità, si è portati a scegliere istintivamente vie magari meno semplici, e spesso di maggior responsabilità personale, per ottenere l’accettazione comune del mutamento a cui si contribuisce consapevolmente.

L’atteggiamento mentale volto all’attenzione esterna accurata, ovvero l’osservazione più oggettiva possibile del proprio stato di coscienza e d’azione nel mondo, permette con il tempo e la pratica di inserirsi agevolmente in una serie sincronica di accadimenti che porteranno al manifestarsi di nuovi stati di vita e pensiero. Ad ogni stagione la vita muta portando con sé nuove situazioni ed opportunità che possono risvegliare nuovi interessi ed entusiasmi.

Etico è perciò colui che cerca, nonostante le difficoltà oggettive create dalla propria personalità, d’osservare ciò che accade e coscientemente prendere posizioni in sintonia con il "senso etico universale" che riesce ad intuire e così manifestare.

La vita, lo sappiamo tutti, ha un sense of humor molto particolare. Ha anche la pessima abitudine di prendersi gioco di noi nei momenti meno pensabili ed opportuni, ma si dimostra molto meno crudele se l’uomo a cui tocca la prova è in grado di inserirsi nel ciclo che si manifesta sincronicamente accompagnandolo invece di opporvisi.

Milioni di libri, milioni di scuole e milioni di culti sono la diretta conseguenza di questa necessità, ma alla fine, dinnanzi alle prove interiori, siamo sempre e solo soli e se nella solitudine siamo equi, riconosciamo all’altro la libertà che riconosciamo a noi stessi rispettandolo, ecco che da situazioni anche estremamente disagevoli nascono nuove e brillanti opportunità.

Il ciclo del nascere/agire/morire nel mondo non è modificabile in nessun modo, ma lo si può affrontare con lo stato di coscienza corretto che porterà a un nuovo nascere/agire/morire finché il nostro stato biologico, da cui la nostra coscienza è determinata, non si fermerà.

Sostanzialmente l’etica enuncia la regola del dare e dell’avere, il rapporto (in ogni cosa, situazione e momento) che deve essere mantenuto e che, laddove il carattere dell’ignobile (dell’uomo con uno stato di coscienza basso o dormiente) si manifesta, riconosce spontaneamente quanto sia meglio dare piuttosto che prendere.

Questo concetto, relativizzato nel cattolicesimo dall'evangelico “porgi l’altra guancia”, non significa necessariamente subire ogni angheria. Significa evitare scontri inutili per cogliere l’opportunità di incontri futuri più proficui e favorevoli per tutto e tutti.
 

Fra etica e morale c’è per cui una sottile differenza che si rivela quando la morale occidentale, che nei termini e nei fatti è sempre riferita a ciò che la maggioranza decreta sia, non si dimostra la cosa migliore, equa o corretta da privilegiare come strumento principale di interpretazione del reale.

La morale è un’esigenza di carattere sociale che se mal interpretata tende a creare limiti alla libertà personale altrui. Laddove si traduce il mondo, gli altri e la loro vita solo in base a sé stessi e a ciò che si conosce, non si è nè obiettivi, nè lucidi, nè tanto meno razionali. 

La morale occidentale non accetta il diverso da sé e lo rinchiude in categorie che non gli appartengono per mantenere una presunta quiete interiore e un'apparente superiorità di mente e conoscenza.

Morale diventa quindi differenza creata da separazione e etico ciò che invece cerca il punto d'unione del tutto.

A ognuno di noi decidere come, dove e quanto stabilire i limiti di etica e morale entro cui agire.

E che cosa significa davvero la parola libertà.


venerdì 6 luglio 2012

Semiotica

Le parole sono utili, contengono dentro di loro concetti complessi da spiegare, ma se le parole sono usate nel modo migliore diventano immediatamente disponibili per costruire il pensiero.  Pensiero analogico che prende molte informazioni e le mette insieme, in modo spaziale e non digitale come quello di un computer,  per risolvere uno schema complesso e trovare la soluzione di un problema. La conoscenza si apprende così, ma ha indubbiamente bisogno di parole contenenti significati per speculare in modo corretto.

La conoscenza è  quantificata in base a quanto l’essere umano è in grado di comprendere dei meccanismi dell’ambiente e quanto in grado di relazionarli con i propri bisogni in modo equo.

Se l’etica è l’arma con cui si apprende la natura dei propri bisogni e desideri, la semiotica è lo strumento che il pensiero utilizza per costruire i paradigmi su cui basa il progresso.

Progresso che si risolve nell’interazione dell’essere umano fra i vari schemi ambientali: sociali, civili, tecnologici, cognitivi (ogni epoca ha la propria cultura), fisiologici e personali e che rende la nostra razza  il predatore supremo in cima alla lista della catena alimentare (spostiamo i rinoceronti e le case con gli elicotteri).

La specie con uno stato di coscienza maggiormente sviluppato.

E che usa i concetti per costruire i suoi atti nel mondo.

A ogni stato di coscienza l’atto che corrisponde. Ai quotidiani il compito di raccontare le tante bassezze e crudeltà  che gli stati dormienti, o non sviluppati del pensiero umano, provocano nel mondo. Alcuni  nemmeno commentabili.

La semiotica è la disciplina con cui la scienza è appresa e comunicata.

Forse leggere un post come questo non è divertente come passeggiare fra facili forum in cui tutti dicono tutto su qualunque cosa, ma talvolta è necessario capire che conoscere il termine esatto delle parole è acquisire libertà.

Il pensiero, che è costruito sui concetti definiti dalle parole, ci permette di scegliere le strade che vogliamo percorrere in modo consapevole. 

Wikipedia, che vi consiglio caldamente di usare, nasce proprio per questa esigenza.

E ogni volta che non sapete il significato di una parola usate i vocabolari:
Dizionario Gabrielli


martedì 26 giugno 2012

Neuro Pianificazione Globale

Gli archetipi sono gli schemi di base su cui l'uomo ha costruito il pensiero e sono così antichi da aver impregnato ogni cosa su questa terra. Impossibile sfuggire al meccanismo che ne permette la diffusione. Il pianeta sembra creato perchè le cose vadano così.

Ed è proprio quel "sembra" a creare l'alone sovrannaturale che riscuote un'ipotesi di pensiero precisa e ipotizzata in molti testi, anche incredibilmente antichi.

Noi siamo portati a pensare che una cosa sembri così.

Ma non necessariamente ciò che vediamo e pensiamo è lo specchio reale di ciò che è.

Ciò che è ha la tendenza a manifestarsi comunque, seppur talune discipline ignorino apertamente alcune dinamiche (discutendone non tanto il contenuto quanto la forma) e presumano che si possa proseguire la ricerca senza tenerne conto.

Noi comprendiamo e costruiamo il pensiero attraverso analogie, cioè colleghiamo ciò che già conosciamo al nuovo che dobbiamo esplorare.

Ma se il nostro pensiero è collettivamente indotto a pensare che ciò che sembra sia la realtà oggettiva, si incorre non solo in un errore di presunzione soggettivo perchè a-critico, ma si perde inoltre la possibilità di comprendere un aspetto dell'universo che in talune discipline di pensiero viene continuamente citato.

Questa presunta non esistente verità si manifesta con proprie logiche e dinamiche che, per quanto si possa appunto presumere di poter ignorare, hanno la pessima abitudine di manifestrasi ciclicamente, o meglio sincronicamente, in tutta la loro evidenza.

Gli esseri umani devono ritenere comunemente plausibile un pensiero prima di accettare i nuovi paradigmi scientifici e filosofici. Fino ad allora la risposta è archetipica.

In tutti, come in stato di ipnosi comune, si accende lo stesso schema neuronale di pensiero a priori. Un pensiero collettivo senza alcuna coscienza critica personale.

L'archetipo è lo strumento che viene utilizzato attraverso i simboli e i simboli, secondo la visione Junghiana, sono in grado di far fare qualunque cosa se ben utilizzati.

Di questi tempi si può affermare che i mass-media abbiano sviluppato, per proprie leggi di mercato e/o etica interni, un sistema che si può definire di neuropianificazione globale.

Jung sarà anche discusso e magari ignorato in certe sue cosiddette "strambe" connessioni dall'accademia pura, ma ha indubbiamente ragione.

Manipolando i simboli è possibile ottenere un pensiero comune di base ed è possibile dirigere questo pensiero per fornire la produzione comune di idee che sembrino della società (si induce a desiderare quel beneficio piuttosto che un altro) e che invece vengono indotte dal potere per avere il consenso della maggioranza ad agire, anche forzosamente, come vuole.

Ha sempre funzionato così.

Sarebbe ora di cambiare.


Mind Control

lunedì 18 giugno 2012

Neuroscienza, Fantascienza, Realtà

Considerando sia vero che il cervello abbia un potenziale quasi illimitato, possiamo anche considerare che attualmente sia cablato per manifestare doti di sopravvivenza piuttosto che di intelligenza pura.

Un autistico ad alto funzionamento è in grado di imparare a memoria un elenco telefonico in una sola lettura, ma questo accade anche ad esseri umani non autistici che ricordano tutto ciò che vedono, leggono o sentono. Menti piene zeppe di dati.

Ammettiamo quindi che sia possibile stimolare il cervello umano perchè sia in grado di liberare capacità normalmente considerate superiori, che cosa accadrebbe?

I pensieri si organizzano in schemi neuronali fissi. Maggiori sono i recettori cerebrali di una cellula, superiori sono le connessioni fra schemi ampliando la capacità di pensiero astratto a cui sembra esistere un limite che solo pochi esseri umani sono in grado di travalicare. E non senza effetti collaterali.

Ammettiamo che sia quindi plausibile far collassare gli schemi abituali riattivando tutti i recettori cellulari in nuove organizzazioni, il quoziente intellettivo schizzerebbe fuori scala massima, l'universo diventerebbe multiverso e sarebbe presumibile la connessione diretta fra cervelli.


Vi domandate perchè? Che scopo avrebbe? 

Ma non vi sembra che (osservando bene la storia umana) lo scopo primario dell’umanità non sia tanto quello di scoprire se davvero esiste Dio, quanto invece quello di diventare Dio?

Ammettendo che sia possibile, ammettendo che gli analisti di google, e non solo, stiano studiando, attraverso i dati ricevuti sulla logica con cui vengono effettuate le ricerche nel motore, il modo in cui gli esseri umani collegano i dati fra loro per ottenere il pensiero creativo, è credibile che qualcuno stia cercando il modo di trasferire la coscienza umana in un cervello elettronico?


Quante domande per Alice e il povero Cappellaio Matto. 
Ben più di sei appena svegli al mattino. 

Cervello

mercoledì 6 giugno 2012

Esoterismo

La parola esoterismo è forse il termine che soffre dello spread più alto al mondo e per questo nessuno lo quota più. Se non negli stretti circoli "iniziatici e/o religiosi" in cui assume un valore talmente sproporzionato alla sua reale concettualità, da assumere le forme di un brutto e sgraziato clown.

Esoterismo significa una cosa altisonante come "indicare le dottrine di carattere segreto i cui insegnamenti sono riservati agli iniziati, ai quali è affidata la possibilità della rivelazione della verità occulta, del significato nascosto".

Pomposo, ampolloso, noioso, arrogante e falso, così falso da aver allontanato l'umanità dalla possibilità di comprendere molto prima, e forse meglio, il funzionamento di tecnicismi precisi che solo ora la fisica quantistica e la neuroscienza iniziano ad enunciare al mondo.

Ma quale dottrina segreta! in passato è stato facile definirla così perchè era difficile comprendere i meccanismi complessi che la governano, i meccanismi empirici che collegano fra loro dinamiche intuitive ma indimostrabili fino a tempo fa, materia che basandosi su pure speculazioni astratte ha trovato nelle metafore, trascritte in alcuni testi considerati sacri perchè avvolti da un fitto velo di mistero, il modo per essere conservata nel tempo.

Alesteir Crowley
L'Esoterismo è un'antica forma di studi fisico-scientifici, studi che si volgevano verso gli stati sottili della materia e intuivano il comportamento degli agglomerati atomici di diverse qualità, in tempi in cui la tecnologia era talmente rozza e primitiva da non poter supportare e/o dimostrare nessuna tesi.

Jung è stato il primo scienziato ad esporsi pubblicamente nel tentativo di coniugare esoterismo e scienza, ma puta caso tutte le perplessità che l'accademia ufficiale riserva ancora al suo lavoro vertono proprio su questo suo "stravagante" tentativo.

In compenso le scuole religiose e/o iniziatiche col cavolo che hanno intenzione di rinunciare alla "verità occulta che solo una specie di super-uomini è in grado di cogliere", ma è altrettanto vero che è impossibile riuscire ad impedire che il meccanismo si manifesti e sia oggi intuibile e dimostrabile per tutti.

Viene un po' da ridere se si pensa alla tanto famosa frase "e la verità verrà urlata dall'alto dei tetti".